DOVE C’E’ PIU’ COOPERAZIONE ESISTE IL BENESSERE DIFFUSO
“Ci difendiamo in un mondo che cambia, ma nascono poche coop”
Penalizzanti le carenze di personale e il gap infrastrutturale romagnolo
“Bisogna resistere, ma in Romagna ci difendiamo bene anche se manca il personale, il territorio è fragile e il ricambio generazionale molto lento”.
Renato Lelli, componente della presidenza nazionale Agci e Vicepresidente vicario di Agci Emilia Romagna analizza le condizioni delle cooperative targate Agci.

Qual è lo stato di salute delle cooperative aderenti ad Agci?
Oggi la parola d’ordine è resistere. Siamo in una fase storica di profondi e rapidi cambiamenti, con difficoltà di tutti a leggere ed interpretare il futuro. Le condizioni sono tali per cui quello che appare certo oggi non è più valido domattina. Basta guardare solo agli scenari internazionali a dir poco preoccupanti. Devo dire però che per quanto riguarda le cooperative che fanno capo alla nostra associazione di tutela e rappresentanza e che operano in Romagna al momento ci si difende. Non vi sono differenze significative rispetto al passato. I dati ci dicono che però da tempo non nascono più nuove cooperative. E questo in un area dove il modello cooperativo ha sempre trovato terreno fertile di sviluppo.
Com’è la situazione andando nei singoli comparti?
Elemento comune a tutti i settori è oggi la difficoltà a reperire personale. Questo aspetto assume carattere di vera e propria emergenza nei servizi socio sanitari, ove ad una tipologia di lavoro faticoso e poco attrattivo si unisce la difficoltà a vedersi riconosciuti gli aumenti salariali frutto dei rinnovi contrattuali. Edilizia ed ambiente hanno beneficiato dei vari bonus e dei lavori legati agli eventi alluvionali che hanno interessato il nostro territorio. Stanno sparendo tante delle micro imprese (non cooperative) nate per effetto del superbonus. I servizi invece dipendono molto dalla tipologia e dal settore in cui operano.
L’agricoltura appare in forte crisi. Come se ne esce?
È un comparto in forte sofferenza. Alle avversità atmosferiche (eventi alluvionali, gelate tardive, frane, siccità, trombe d’aria) si aggiunge una congiuntura decisamente negativa per quantità prodotte e prezzi riconosciuti dal mercato; marginalità ridotta anche dagli aumenti di materie prime e trasporti. 242424Inoltre per la Romagna non si parla solo del settore primario (legato alla produzione) ma anche delle attività di trasformazione e lavorazione. Elemento forte delle nostre produzioni è la qualità dei prodotti ma anche ambientale e sociale. Sono elementi da valorizzare ulteriormente, assieme alla necessità di garantire investimenti che aiutino il sistema, potenziamento della ricerca di sistemi innovativi, favorire le aggregazioni tra imprese e sviluppo dei bacini di raccolta ed uso delle acque con utilizzo di nuove tecnologie a basso consumo.
Cosa chiede Agci alla politica regionale per valorizzare la Romagna?
Tre cose: mettere in sicurezza l’intero territorio in maniera tale da ricreare fiducia e tranquillità in cittadini ed imprese. Con il rigassificatore di Ravenna abbiamo garantito la copertura del fabbisogno di gas ma l’obbiettivo deve essere quello di una auto-produzione energetica che limiti i costi. L’alloggio è diventato una vera e propria emergenza anche nei centri minori e la soluzione non può che derivare da politiche nazionali ma politiche di rigenerazione urbana, norme urbanistiche che facilitino il cambio d’uso di spazi idonei devono essere messi in atto anche dalla Regione. Non dimenticando i ritardi infrastrutturali (nodo viario di Bologna, Adriatica, potenziamento FS Bologna-Rimini) che ci penalizzano e che possono essere anche aiutati da una Romagna più unita.
Che futuro vede per le imprese cooperative?
Partendo dall’assunto che il modello sociale che abbiamo costruito in Italia nel tempo rischia di non essere più sostenibile se chi guida il Paese non fa scelte coraggiose per far crescere l’economia e creare ricchezza – e questo può avvenire solo creando maggiore integrazione politica in ambito europeo – una parte importante la può giocare un modello economico dove solidarietà, inclusione, equità e responsabilità sociale sono valori fondanti. Non tutte le attività ed i contesti territoriali sono di interesse per società che hanno uno scopo prevalentemente speculativo e legato al profitto. Le cooperative che hanno tra i principi fondanti mutualità e bene comune, proprio per la loro natura sono state e rimangono fondamentali anche nella società di domani.
Come sta avvenendo il ricambio generazionale nelle coop?
Troppo lentamente. D’altra parte in Italia come certificato dall’Istat la popolazione residente è scesa sotto i 59 milioni, con un calo per il decimo anno consecutivo, dovuto principalmente ad un crollo delle nascite (370.000 nel 2024, il 35% in meno rispetto al 2008). Oggi non sempre è facile la coesistenza tra generazioni con mentalità diverse. Ci sono però alcuni risultati incoraggianti. Qui diventa essenziale il nostro ruolo come associazione di rappresentanza, nel fare capire che il ricambio è essenziale, anche pensando ad un’organizzazione che segni un cambio di passo e di modello rispetto a quella fin qui maturata.
Tra 10 anni che mondo cooperativo avremo? Resisteranno le imprese o il declino avrà la meglio?
Possiamo pensare ad una società perfetta, senza squilibri e disuguaglianze, ma è pura utopia. Il progresso e le macchine sostituiranno l’uomo in tante attività, ma spazi nuovi si apriranno. I cambiamenti generano sempre un’opportunità straordinaria per l’innovazione e la cooperazione deve saper prima capire e poi cogliere le chance favorevoli. Sinora la cooperazione è sempre stata presente e funzionante contribuendo in maniera decisiva – sulla base dei principi valoriali che ne sono la base – a offrire soluzioni concrete che difendevano in primis le fasce più deboli. Sono certo che anche domani sarà così. Dove c’è più cooperazione esiste il benessere diffuso.






