Una cooperativa che, attraverso volontariato e accurata gestione delle risorse, rende possibile il mantenimento di sedi storiche della politica, della cultura e dell’associazionismo ravennate.
La cooperativa “Giuseppe Mazzini e Case Repubblicane” tutela nove complessi immobiliari. Sono luoghi dove il Pri ha trovato sede per i propri circoli territoriali e per la propria federazione provinciale. Che però non sono di proprietà del partito. Bensì della cooperativa Mazzini che, assieme ad altre coop, garantisce luoghi del confronto al mondo repubblicano, ma anche all’associazionismo che vi ruota attorno.
Ora la sede della “Mazzini” passa da via Bovini a via Nicolodi. Una scelta che reca in sé la ricerca di un equilibrio economico, ma anche una mutualità esterna verso le realtà collaterali del movimento repubblicano: “Io e Marina siamo al secondo mandato e ci eravamo dati come obiettivo quello di portare la cooperativa il più possibile all’equilibrio di bilancio. Ci stiamo riuscendo”. A parlare è Roberto Scaini, presidente della coop “G. Mazzini e Case Repubblicane”.
E la condivisione del proposito è con Marina Pascoli, che della stessa cooperativa è l’Ad. “Un pareggio che possiamo considerare quasi raggiunto – è la stessa Pascoli a dettagliare. Registriamo perdite per fatti eccezionali, che saranno ammortizzate in breve”.
Marina Pascoli spiega come “già dal 2017 avevamo programmato, con un progetto di riqualificazione, di vendere tutti gli edifici non strategici. Compresa la sede di Via Bovini, che, stante il personale presente e l’afflusso d i soci, appariva sovradimensionata e con costi di gestione non indifferenti”.
Anche un mondo legato alla tradizione come quello repubblicano, infatti, ha variato già da tempo i riti della propria vita sociale: “Molto si fa a livello informatico, in molti casi basta una email. In un passato anche recente, invece, ci si vedeva fisicamente in maniera quasi quotidiana”.
E così i 220 metri quadrati dei locali di Via Bovini diventavano eccessivi: “L’abbiamo messa in vendita anche sapendo che l’Endas aveva intenzione di trova re una sede propria. E così quella di via Nicolodi 17, in cui ci siamo trasferiti, già di proprietà della Mazzini fin dai primi anni ’70, ci ha dato modo di ospitare l’Ami (l’Associazione Mazziniana Italiana, il Movimento Federalista Europeo, la Società Conservatrice del Capanno Garibaldi, oltre al la cooperativa Pensiero e Azione, che ha venduto recentemente la sua proprietà”.
E così, la Mazzini si ritrova ad incarnare una mission molto simile a quella “che ricopriva nel 7971, quando a Palazzo Spreti ospitava il Partito Repubblicano Italiano, la tipografia e una cooperativa di fa legnami – prosegue Marina Pascoli -. Ieri come oggi risulta un’infrastruttura che faceva da collante, riferimento e fulcro dell’associazionismo repubblicano. Ho trovato la foto dell’inaugurazione di quell’anno, che lo testimonia in maniera plastica”.
Marina Pascoli, che ha un occhio analitico sugli elementi di contabilità, osserva come “molto, negli anni, è cambiato nella legislazione di gestione del le cooperative sopra i 20 soci, che oggi hanno adempimenti per molti versi assimilabili a quelli delle SpA”.
E richiama il ricordo al “7990, quando la cooperativa Mazzini aveva un utile effettivo di gestione di 700 milioni di lire, e si incaricò di acquisizioni patrimoniali in un’ottica di mutualità esterna nell’ambito dello stesso movimento repubblicano. Per molto tempo ha mantenuto un equilibrio, ma la situazione è diventata critica una volta istituita l’lmu, che ha portato a una progressiva carenza di liquidità, e con l’aumento dei costi per ammortamento, dovuti all’incremento del patrimonio immobiliare a seguito dell’incorporazione di ben 9 cooperative consorelle. Di qui il piano del 2017, che ci consente un nuovo equilibrio”.
“Nel nostro Comune esistono ventidue cooperative repubblicane, proprietarie di circa 40 complessi immobiliari, e la nostra è quella dal patrimonio più ampio – prosegue il ragionamento il presidente, Scaini -. Non tutti hanno consapevolezza che le sedi del partito e dei circoli non sono direttamente del Pri, ma di realtà associative che hanno avuto e hanno tutt’ora l’onere e l’onore di gestire fabbricati spesso molto grandi, figli di esigenze diverse, in tempi in cui la socialità era differente. Erano sa le da ballo, cinema, luoghi di ritrovo”.
E così “spesso accade che il Partito mantenga, nelle periferie, esclusivamente una sede logistica. Oppure, come a San Bartolo, che i locali siano trasmutati in un ristorante-bar e gli uffici vengano affidati ad un’associazione, quella dei sordomuti”.
In altri casi, spiega Scaini “si operano importanti investimenti per dare nuova vita ai luoghi. Come al Bronson, a Madonna del l’Albero. Come per il circolo dei Buongustai, a Fornace Zarattini. O come per il Guerrini, dove le spese sono servite a mantenere locali all’avanguardia per la palestra. E così, da volontari, si resta depositari di un patrimonio importante, per il quale cerchiamo di mantenere un uso degno della sua tradizione e dei nostri principi”.


