IL CAMBIAMENTO SOPRA LE RIGHE
Erano parecchi anni che la politica non si riprendeva la scena in maniera così forte tanto da noi quanto in tutto l’Occidente. Sono questi i periodi di cambiamento in cui si definiscono le linee guida dei prossimi anni e par di capire quale sia l’orientamento. Buona parte dell’occidente vota a destra per un populismo che parla per slogan senza la pretesa di avanzare ipotesi concrete di governo. La massima espressione del fenomeno è stata la campagna presidenziale negli Stati Uniti e si sa quanto le elezioni USA influenzano quelle europee successive. E’ un modo di fare politica non nuovo, un modo di conquistare i voti con semplici slogan (meno burocrazia, meno tasse, meno immigrati, via dall’Euro, ecc.). Agli elettori è chiesto di fidarsi, tanto “peggio non può andare”. Premesso che al peggio non c’è limite e che del margine ne abbiamo, chi conquista il potere in forza di uno slogan, poi è autorizzato a fare qualunque cosa che si giustifichi con lo slogan stesso. Altro che programmi, qui si chiede la consegna delle chiavi per fare qualcosa annunciato, mentre come farlo non è dato sapere, nemmeno una vaga idea. Le conseguenze di questo “come fare” sono ancora più oscure.
Insomma, pare chiaro che non è una sfida tra politica ed antipolitica, tra vecchio e nuovo, come si vorrebbe far credere, ma una tradizionale lotta politica con il solito obiettivo che è anche il fine, cioè andare al Potere. La differenza rispetto al solito sono i toni ed il linguaggio, che si sono conditi di minacce e insulti. Punto. Diciamo la verità però, è un linguaggio che porta con sé contenuti che ci spiazzano, almeno come cooperatori. Si va da chi porta avanti un’idea di società sempre più chiusa ed autoreferenziale a chi propugna un’idea plebiscitaria di democrazia diretta (e telematica), a chi teorizza ricette economiche a dir poco sorprendenti e sicuramente penalizzanti per le categorie più deboli, ma anche palesemente distruttive.
Per noi che troviamo il valore aggiunto nello scambio mutualistico prima che nell’ultima riga del bilancio, per noi che nel miglioramento delle condizioni di vita della società in cui viviamo troviamo il senso del lavoro, per noi che consideriamo la solidarietà – a partire da quella dei contratti di lavoro – un punto di orgoglio e che respiriamo meglio ogni volta che si abbattono barriere tra gli esseri umani, per quelli come noi, il dibatti di oggi sono spesso incredibili. Diciamo la verità, siamo un po’ disorientati. Io mi accorgo anche che i nostri temi, il nostro linguaggio, non scalfiscono le grida sguaiate di questa epoca che guarda all’egoismo con fiducia. Eppure anche noi abbiamo la nostra idea di società e di economia. Sapete che c’è? Ogni tanto dovremmo urlare un po’ anche noi.
Massimo Mota
Presidente AGCI Emilia Romagna